Si è svolta lunedì 2 marzo scorso l’Assemblea Provinciale alla presenza di Parlamentari, Consiglieri Regionali e Sindaci.
La Cia (Confederazione italiana agricoltori) provinciale di Brindisi ha tenuto lunedì sera una Assemblea Provinciale, presso la Camera di Commercio di Brindisi, per discutere della grave crisi economica che sta interessando il comparto agricolo e per presentare alle Istituzioni proposte e richieste di interventi.
Numerosi gli agricoltori intervenuti. All’assemblea erano stati invitati i Parlamentari e i Consiglieri regionali del territorio, oltre ai Sindaci dei comuni del Brindisino. Vi hanno partecipato il senatore Salvatore Tomaselli, i consiglieri regionali Fabiano Amati, Giovanni Epifani, Maurizio Friolo e Antonio Scianaro, il sindaco ed il vicesindaco di San Donaci, Domenico Fina e Mariangela Presta, gli assessori dei Comuni di Brindisi (Giuseppe De Maria), Cisternino (Mimmo Carrieri), Fasano (Renzo De Leonardis), Ostuni (Marilena Zurlo) e San Vito Dei Normanni (Stefania Taurino).
Ad introdurre l’assemblea il direttore provinciale della Cia di Brindisi Luigi D’Amico che ha evidenziato come l’assemblea brindisina si inserisce nell’ambito della mobilitazione che a livello nazionale la Cia, insieme alle altre organizzazioni che fanno parte di Agrinsieme (il coordinamento che raggruppa, appunto, la Cia, Confagricoltura, , Legacoop, Confcooperative, Agci), sta tenendo in ogni provincia italiana per denunciare il grave stato di crisi in cui versa l’agricoltura.
È toccato, poi, al presidente provinciale, Giannicola D’Amico, presentare un documento alla assemblea nel quale è stata evidenziata “la situazione di vera e propria emergenza in cui versa il comparto agricolo brindisino”.
“A compromettere seriamente il futuro di migliaia di aziende agricole brindisine e di conseguenza di migliaia di posti di lavoro vi è la tanto contestata IMU agricola, la sensibile riduzione del quantitativo di gasolio agricolo agevolato (26%), la problematica legata agli storni che negli ultimi mesi hanno arrecato danni per milioni di euro negli oliveti e nei campi coltivati ad ortaggi, oltre al maltempo che ha determinato la riduzione di oltre il 50% del raccolto di olive, ai ritardi nella attuazione della PAC e nell’avvio del PSR, per non parlare poi della emergenza Xilella fastidiosa, il batterio che in provincia di Lecce ha falcidiato migliaia di ettari di uliveto e potrebbe a breve anche compromettere l’olivicoltura brindisina
La redditività degli agricoltori è sotto i livelli del 2005 – si legge nel documento -.
I prezzi ai quali si vendono i prodotti agricoli sono gli stessi degli anni ’80, mentre i costi che una azienda deve sostenere per ottenere quei prodotti sono allineati al 2015.
In due anni in provincia di Brindisi hanno chiuso i battenti 960 aziende agricole, mentre ne sono state avviate 448 con un saldo negativo di 512 aziende chiuse. In pratica si è chiusa in media, negli ultimi due anni, quasi una azienda agricola al giorno.
Un dato significativo che la dice lunga anche sul fronte della occupazione con una diminuzione, dunque, di assunzioni in agricoltura.
A tutto ciò va aggiunta la burocrazia asfissiante e i costi del lavoro – prosegue il documento -.
Le aliquote contributive di previdenza e assistenza sociale, infatti, a carico del datore di lavoro agricolo sono pari a circa il 35% e sono di gran lunga superiori a quelle in vigore negli altri Stati membri dell’Ue che vanno dal 12% del Regno Unito, al 15.88% della Spagna, al 21% del Portogallo, al 13% della Francia, o addirittura allo 0,5% della Germania. È necessario armonizzare a livello europeo le aliquote contributive a carico dei datori di lavoro agricoli.
Per quanto riguarda la burocrazia ogni agricoltore spende 2 euro per ogni ora di lavoro, 20 euro al giorno, 600 euro al mese, 7200 euro all’anno per “fare” le carte (ogni impresa produce ogni anno 4 chilometri di carte). Il che non fa che creare ulteriori difficoltà alle aziende agricole.
In questo 2015 si stanno abbattendo sulle aziende agricole innumerevoli decurtazioni, basti pensare alle riduzioni sui premi PAC che dal 2015 al 2020 si abbatteranno di oltre il 40%, la riduzione del 26,11% nell’assegnazione del carburante agricolo, l’ennesima farsa di non riconoscere la possibilità di detrarre dal reddito IRAP dell’impresa agricola i costi del personale assunto a tempo determinato, la mancata applicazione della deroga per la caccia allo storno sul territorio della regione Puglia e l’assenza totale di risarcimento dei danni, la mancata approvazione del Piano di Sviluppo Rurale in Puglia”.
Dieci i punti sui quali la Cia di Brindisi ha chiesto alle Istituzioni di intervenire, dei quali di seguito si riporta una sintesi.
1 – LA QUESTIONE FISCALE
L’Imu è una tassa iniqua e serve un intervento di revisione strutturale del decreto con la cancellazione o modifica sostanziale della norma che riduce sensibilmente i territori esenti da Imu, anche dopo l’approvazione del decreto legge n.4 del 24 gennaio.
I terreni utilizzati dagli agricoltori sono beni strumentali delle imprese agricole. Questa imposta è ingiusta e insostenibile.
La Cia di Brindisi chiede ai Sindaci l’esonero totale dal pagamento dell’IMU sui terreni condotti in proprietà dagli agricoltori professionali estendendo l’esonero anche in capo ai proprietari dei terreni agricoli che hanno ceduto gli stessi con contratto registrato, affitto o comodato, ai medesimi agricoltori professionali, e l’applicazione dell’aliquota più bassa del 4.6 per mille per tutti gli altri proprietari di terreni agricoli, e l’esonero totale per tutti i proprietari di terreni agricoli ricadenti in zone delimitate da parchi o aree protette.
Relativamente alla Cosap, il Canone di Occupazione del suolo e delle aree pubbliche, introdotta dalla Provincia di Brindisi che sta richiedendo somme davvero assurde e completamente incongrue che superano di gran lunga il reddito annuale che un agricoltore può trarre dai terreni la Cia di Brindisi chiede di azzerare la tassa di concessione annuale agli agricoltori professionali annullando inoltre tutti gli accertamenti avviati per i canoni non pagati dall’entrata in vigore della COSAP ad oggi; per gli agricoltori non professionali chiede di applicare una tassa di concessione una tantum pari; e chiede di esonerare dal pagamento tutti gli accessi carrabili su strade provinciali che permettono di accedere a terreni o fabbricati rurali senza considerare la superficie del fondo servito.
2 – LA RIFORMA DELLA PAC
La Cia di Brindisi evidenzia il ritardo nella attuazione della riforma della Politica Agricola Comune “verso il 2020” e chiede di non applicare, per questo primo anno di entrata in vigore della riforma, le penalità per non rispetto del greening.
3 – IL PSR
La definizione dei Piani di Sviluppo Rurale sconta un forte ritardo. Occorre partire quanto prima con i bandi usando tutta la flessibilità consentita anche prima della approvazione formale.
4 – LA BUROCRAZIA
Sono indispensabili interventi per rendere meno elefantiaci e costosi i rapporti tra aziende agricole e Pubblica amministrazione. Per il rafforzamento della competitività delle imprese è strategica l’attuazione di una semplificazione amministrativa, favorendo la completa informatizzazione dei rapporti tra pubblica amministrazione, cittadini e imprese e rafforzando gli strumenti della sussidiarietà.
5 – LA QUESTIONE GASOLIO AGRICOLO
Non sono accettabili le riduzioni sulle agevolazioni per l’uso del gasolio in agricoltura e devono essere rese immediatamente operative le disposizioni stabilite a favore dei serricultori. Il Governo nazionale, che ha ridotto del 26% il gasolio agricolo agevolato per gli agricoltori, e la Regione Puglia devono immediatamente ripristinare tale dotazione. Le aziende agricole non possono, infatti, sostenere ulteriori costi.
6 – L’EMERGENZA XILELLA FASTIDIOSA
La gravità della situazione richiede un fronte comune. La situazione di rapida diffusione della Xylella Fastidiosa richiede interventi più incisivi, coordinati tra loro e, soprattutto, di immediata attivazione.
La Cia di Brindisi chiede risorse straordinarie e interventi afferenti a risorse già disponibili (PSR 2014-2020 ; progetti olio-qualità), chiede con forza l’attivazione del cordone sanitario a confine tra le province di Lecce, Brindisi e Taranto, oltre che della zona cuscinetto, in modo da fare il possibile per evitare la propagazione del batterio alla nostra provincia e al resto della Puglia.
7 – L’EMERGENZA STORNI
Negli ultimi mesi gli storni sul territorio brindisino hanno arrecato milioni di euro di danni alle aziende olivicole e orticole, devastando uliveti, seminativi, ortaggi. È diventato, ormai, anche un problema di natura sanitaria e di sicurezza.
La Cia di Brindisi ribadisce la necessità di intervenire per modificare la norma comunitaria che classifica non solo lo Storno rosso (che è in via di estinzione) ma anche erroneamente lo Sturnus vulgaris (quello comune che è presente nel Brindisino) come specie protetta che non si può cacciare. Chiede, inoltre, che la Regione – che anche quest’anno non ha concesso la deroga alla caccia allo Storno compromettendo ulteriormente la questione – risarcisca i danni agli agricoltori.
Per restare in materia di fauna selvatica nel corso della Assemblea provinciale è stato anche sollevato il problema dei danni arrecati dalle Lepri nel Parco regionale Salina di Punta della Contessa a sud di Brindisi
8 – LA QUESTIONE LAVORO IN AGRICOLTURA
Per un settore specifico come l’agricoltura occorrono misure specifiche: dalla gestione della cassa integrazione e dei contratti di solidarietà, alla sburocratizzazione per i contratti stagionali e di breve durata ad una riduzione significativa e concreta del cuneo fiscale che grava sul lavoro agricolo in maniera del tutto ingiustificata, soprattutto in talune aree. Sarebbe, inoltre, opportuno consentire alla cooperative di trasformazione di svolgere operazioni colturali nei terreni dei soci.
9 – GLI INDICI DI CONGRUITA’
E’ essenziale abolire gli indici di congruità introdotti dalla Regione Puglia o almeno modificare gli attuali indici di congruità in modo che tengano conto di fattori non considerati come la meccanizzazione e la diversificazione produttiva per scongiurare la perdita di ogni forma di provvidenza e agevolazione per la sola presunzione (e non su dati effettivi, dunque) di impiego di lavoratori in nero.
10 – MESSA IN SICUREZZA DEL TERRITORIO
Urge approvare un piano straordinario regionale per la messa in sicurezza del territorio con il pieno coinvolgimento delle imprese agricole e forestali. Le attività produttive agricole vanno incentivate in quanto preservano i suoli ed aiutano a gestire le risorse dell’ecosistema come l’acqua proprio evitando i fenomeni di degrado.