“Costruire ponti, non muri”: l’impegno delle classi 3^A e 3^C del plesso “G. Pascoli”, SSPG, dell’ “I.C. Giovanni XXIII – G. Pascoli”, per la pace e la consapevolezza.
Un’attività didattica per riflettere sul conflitto israelo-palestinese e imparare a essere cittadini del mondo.
24 settembre 2025 – Una giornata di grande intensità emotiva e formativa per gli alunni delle classi 3^A e 3^C, guidati dalle Prof.sse Tiziana Leporati, Caterina Tateo, Lucia Carparelli, Laura Sabatelli, del plesso “G. Pascoli”, SSPG, dell’ “I.C. Giovanni XXIII – G. Pascoli”, protagonisti di un’iniziativa educativa dal forte valore civico e umano intitolata “Costruire ponti, non muri”.
Il progetto, pensato e sviluppato all’interno del percorso di Educazione Civica, ha avuto come obiettivo quello di sensibilizzare ragazze e ragazzi sulla complessa e drammatica questione del conflitto israelo-palestinese, aiutandoli a comprenderne le origini, le dinamiche, le conseguenze e, soprattutto, le possibilità di superamento attraverso il dialogo, la solidarietà e l’impegno personale.
Un incontro per capire e riflettere
Momento centrale dell’attività è stato l’incontro con il Consigliere Comunale Dott. Donato Marino, che il 24 settembre ha accolto l’invito della scuola per confrontarsi con gli studenti. Con parole chiare, accessibili ma mai banali, il Dott. Marino ha offerto una lettura approfondita del conflitto, illustrandone le cause storiche, le implicazioni geopolitiche e umanitarie, e stimolando una riflessione sulle possibili strade per la pace. Un’occasione preziosa per far capire ai ragazzi che dietro le notizie dei telegiornali ci sono persone, famiglie, bambini come loro.
La didattica che emoziona
L’iniziativa non si è fermata alla teoria. Gli alunni si sono messi in gioco in prima persona, dando vita a una serie di attività laboratoriali capaci di unire empatia, creatività e senso critico. Tra queste:
- La scrittura di pagine di diario in cui, immedesimandosi nei coetanei palestinesi, hanno raccontato sogni, paure e speranze, dando voce a chi spesso resta invisibile.
- La costruzione di “ponti simbolici”: veri e propri manufatti artistici adornati con parole negative, come “odio”, “violenza”, “separazione”, e positive, come “dialogo”, “solidarietà”, “pace”, a simboleggiare la scelta di un futuro fatto di unione anziché divisione.
- La raccolta di testimonianze da fonti giornalistiche, letterarie e storiche, per comprendere meglio il dramma di chi vive quotidianamente in un territorio martoriato dalla guerra.
- La composizione di una parodia musicale, sulle note della canzone “Tutta l’Italia”, riscritta dai ragazzi con parole che esprimono un desiderio universale di pace e convivenza.
Un finale che lascia il segno
L’incontro si è concluso con l’esibizione corale del brano-parodia, un momento toccante in cui le voci dei ragazzi hanno unito idealmente quelle di tanti giovani del mondo che chiedono solo di poter crescere in un futuro di pace. L’attività ha dimostrato come la scuola possa essere un luogo dove non solo si imparano nozioni, ma si formano coscienze, si coltivano valori e si costruisce la cittadinanza attiva.
Educare alla pace: una responsabilità condivisa
“Costruire ponti, non muri” è stato molto più di un progetto scolastico. È stata una lezione di umanità, una spinta a guardare oltre i confini, a interrogarsi sul proprio ruolo nel mondo. Un invito, rivolto a tutti, adulti compresi, a non restare indifferenti e a impegnarsi — anche nel piccolo quotidiano — per una cultura della pace.
La speranza è che esperienze come questa possano moltiplicarsi, perché solo educando le nuove generazioni alla comprensione e al rispetto reciproco sarà possibile immaginare un domani senza muri, né visibili né invisibili.