L’ultimo progetto teatrale della Compagnia “Colpo di maschera”, portato in scena dal 2 al 4 marzo con la regia di Mimmo Capozzi.

“Fatti che in tempi passati hanno sconvolto tutti”. Mentre si assiste a La Costruzione, però, si avverte con incredulità che quei tempi passati sono in realtà presente, che quel senso di rabbia e incomprensione davanti ai fatti raccontati non è solo finzione scenica, perché siamo (ancora) intrappolati nella gabbia dell’intolleranza e del pregiudizio.

Lo spettacolo, diretto da Mimmo Capozzi e andato in scena al Teatro Sociale di Fasano con tre repliche, si è ispirato al testo dell’autore campano Roberto Russo. Nell’atto unico il proscenio si trasforma nell’aula di un tribunale: prendono posto il Consigliere di Cassazione Parini (Sante Schiavone), la testimone Antonietta Lanza (Annalisa Milanese) e Luigi De Barbieri (Michele Savoia), accusato di sodomia dopo essersi appartato con il suo compagno in una stanza d’albergo a Genova. Le vicende risalgono al 1883, ma il pubblico che compone la giuria è chiamato ad ascoltare le parti e a giudicare con immediatezza. Mentre il rappresentante istituzionale difende le ipotetiche ragioni della legge, della morale e della religione cattolica, De Barbieri cerca di far comprendere che quella tragedia che lo vede protagonista è l’epilogo insensato di un sentimento, di una libertà che non deve avere limitazioni di orientamento sessuale. Nel mezzo sta la testimone: coinvolta suo malgrado, riconoscerà che l’amore non può essere considerato contro natura. Lo sono piuttosto l’omofobia, le discriminazioni, le rigide convenzioni sociali entro cui si erge “la costruzione” in cui si rifugiano le persone, portata metaforicamente sul palco da piccoli mattoncini di legno racchiusi in una scatola. Il pubblico emette una nuova sentenza: l’uomo è innocente, anche se così non si espresse la corte di Cassazione di Torino il 28 febbraio 1884.

La convincente interpretazione degli attori e il tema su cui catturano l’attenzione, che arriva doloroso come un pugno allo stomaco, portano tristemente a interrogarsi. Cosa può fare ciascuno nel suo piccolo per impedire il ripetersi di tutto questo? La realtà dei nostri giorni ci ingabbia nel ripetersi di vicende preoccupanti, e allora il teatro trova il coraggio di ricordare e denunciare, di smuovere le coscienze. La Compagnia “Colpo di maschera” ha l’intuizione di spaziare nei temi e nei modi, di credere alla forza della parola come della musica per colpire nel segno. I tre sul palco ricostruiscono la storia con tensione; Michele Savoia, dal suo canto, dimostra grande padronanza di un ruolo drammatico e non facile.

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