“Basta subire!”: è stato questo il grido di protesta lanciato ieri – 5 maggio – dagli agricoltori italiani nel corso della manifestazione organizzata in contemporanea in molte città di Italia sotto lo slogan “Ei Fu … siccome immobile”.

Una manifestazione organizzata da Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura e Copagri – alla quale hanno aderito anche gli agricoltori di Alpaa, Uci, Ugc e Aic – che si è svolta a Roma, Bologna e Catanzaro, e che ha visto anche la partecipazione di diverse centinaia di agricoltori pugliesi.

Diversi pullman, infatti, sono partiti da tutte le province pugliesi alla volta di Roma, in piazza Montecitorio, e di Catanzaro, presso la Cittadella della Regione.

Gli agricoltori sono scesi in piazza a migliaia da tutta Italia per denunciare la mancata liquidazione dei crediti Pac del 2015 e per avere risposte su tematiche ritenute cruciali, come lo snellimento della burocrazia.

Hanno rivendicato in maniera chiara i propri principi e il diritto di essere pagati per un lavoro che fanno per la comunità.

Servono risposte urgenti contro lo stallo istituzionale sui problemi del settore: gli agricoltori aspettano ancora 600 milioni di euro di pagamenti comunitari e nel frattempo scontano una burocrazia elefantiaca che costa 4 miliardi l’anno e prezzi sui campi anche dimezzati rispetto all’anno scorso. Nel frattempo l’embargo russo ha già fatto perdere al comparto 355 milioni di euro e il consumo di suolo continua a ritmi di 56 ettari al giorno.

Gli agricoltori chiedono risposte precise e immediate su una situazione di grave rischio per la sopravvivenza delle aziende.

“Armati” di bandiere, palloncini e fischietti, hanno lanciato tutti insieme un grido d’allarme: dal 2000 a oggi hanno chiuso oltre 310 mila imprese del settore primario.

Un numero enorme che può salire ancora vertiginosamente se non si mette mano ai tanti problemi “in campo”: i ritardi nei pagamenti comunitari, la burocrazia asfissiante, i prezzi all’origine in caduta libera e le vendite sottocosto, le incognite dell’embargo russo, gli investimenti bloccati, la difesa del “made in Italy”, la cementificazione del suolo, l’abbandono delle aree rurali, i danni da fauna selvatica.

Gli agricoltori, quindi, sono in credito. E non solo dei 600 milioni di euro circa che ancora aspettano a liquidazione della Pac 2015 e dei contenziosi del 2014, ma soprattutto di una mancata attenzione del governo verso un settore vitale del Paese che impegna oltre 2 milioni di lavoratori, fattura con l’indotto oltre 300 miliardi di euro e sui mercati stranieri macina esportazioni da record con quasi 37 miliardi realizzati solo nell’ultimo anno.

Eppure, oggi come quindici anni fa, il comparto continua a scontare questioni non risolte, dalla burocrazia ai prezzi sul campo, che schiacciano inesorabilmente il reddito, impedendo innovazione e sviluppo. Basti pensare che solo la macchina amministrativa -tra ritardi, lungaggini, disservizi e inefficienze- sottrae all’agricoltura 4 miliardi di euro. Ogni azienda è costretta a produrre ogni anno 4 chilometri di materiale cartaceo per rispondere agli obblighi burocratici, “bruciando” oltre 100 giornate di lavoro. Per non parlare del crollo vertiginoso dei prezzi alla produzione e della forbice esorbitante nella filiera tra i listini all’origine e quelli al consumo, dove in media per ogni euro speso dal consumatore finale, solo 15 centesimi vanno nelle tasche del contadino.

Solo per fare alcuni esempi le arance sono pagate agli agricoltori il 40% in meno di un anno fa: ovvero 18 centesimi al chilo, contro i 2 euro al supermercato, con un rincaro che dal campo alla tavola tocca il 1111%. O ancora un agricoltore, per pagarsi il biglietto del cinema, deve vendere 30 chili di melanzane che oggi “valgono” 26 centesimi al kg (-61% in un anno), mentre al consumatore vengono proposte a 1,90 euro con un ricarico del 731%.

Un primo risultato incassato dalla manifestazione di ieri è stato che Agea ha garantito che salderà le spettanze per la Pac 2015 due settimane prima della scadenza di giugno.

Nella mattinata di ieri, infatti, a Roma si sono susseguiti incontri tra le delegazioni dei promotori della manifestazione e i parlamentari di tutti le forze politiche del Paese, con un vertice che ha coinvolto anche il coordinatore nazionale degli assessori all’Agricoltura, l’assessore regionale pugliese Leonardo Di Gioia, che ha portato la propria solidarietà anche alle migliaia di produttori in piazza.

Gli agricoltori hanno quindi ottenuto anche il sospirato confronto con i vertici di Agea (il principale organismo pagatore delle risorse Pac), dal quale sono emerse garanzie circa la liquidazione delle somme dovute in tempi più rapidi rispetto alla data annunciata in un primo momento, ovvero fine giugno. Ragionevolmente, quindi, entro maggio dovrebbe concludersi positivamente almeno questa vertenza.

“La situazione è drammatica soprattutto in Puglia – dichiara il presidente regionale della Cia – Agricoltori Italiani di Puglia, Raffaele Carrabba, che ieri ha manifestato insieme a diverse centinaia di agricoltori pugliesi in Piazza Montecitorio a Roma -, regione alle prese con il dramma della Xylella fastidiosa, che ha falcidiato interi uliveti nel Salento, nel Brindisino e nel Tarantino, e dove l’andamento climatico contraddistinto da un inverno mite non ha consentito una normale gestione delle produzioni, e il crollo vertiginoso dei prezzi alla produzione  hanno causato l’interramento di enormi quantitativi di prodotti orticoli.  Ci sono casi di aziende pugliesi che hanno addirittura perso il 75% delle produzioni che sono rimaste invendute e sono state interrate. Negli ultimi giorni, poi, il maltempo da determinato ingenti danni nei ciliegeti. Per non parlare, poi, dei prezzi. Siamo scesi in piazza e siamo pronti a rifarlo per dire basta all’indifferenza e all’assenza di risposte da parte delle istituzioni nei confronti dei gravi problemi che stanno portando al collasso del settore primario”.

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