Come annunciato nei giorni scorsi si è svolta oggi – lunedì 22 luglio 2013 – presso la la Sala Convegni di Universus a Bari la conferenza regionale indetta dalla Cia (Confederazione italiana agricoltori) di Puglia sul tema “Più credito in agricoltura!”. Nel corso della conferenza sono state presentate una serie di opportunità per erogare più credito all’agricoltura e per permettere investimenti, con particolare riferimento ad Agriconfidi, strumento che facilita l’accesso al credito delle aziende agricole. Alla conferenza sono intervenuti Antonio Barile (presidente Cia Puglia) e numerosi esperti del settore e del sistema bancario. Le conclusioni sono state tracciate da Dino Scanavino, vicepresidente vicario nazionale della Cia. “Per l’agricoltura italiana e pugliese in particolare è vero e proprio allarme – ha evidenziato il presidente della Cia Puglia Antonio Barile -. La situazione per le imprese è sempre più difficile e i produttori sono ormai sull’orlo del collasso. Costi (produttivi, contributivi e burocratici) pesanti, prezzi non remunerativi, redditi tagliati, mancanza di interventi incisivi e di politiche realmente propulsive. Nel 2013, senza immediati e straordinari interventi a sostegno degli agricoltori, migliaia di aziende chiuderanno i battenti (già nel primo trimestre più di 13 mila sono uscite dal mercato in tutta Italia) e più di 2 milioni di ettari di terreni coltivati sono in grave pericolo. Non solo. Si potrebbero verificare un “taglio” deciso all’occupazione e pesanti conseguenze anche del “made Italy”. Bisogna, quindi, ridare certezze e prospettive a un settore che ora – ha sottolineato ancora Barile – rischia di subire ulteriori effetti negativi da una crisi che si sta rivelando una delle più complesse e difficili degli ultimi trent’anni. E’ urgente una politica orientata alle imprese, nelle loro diverse articolazioni, aggregazioni e rapporti con il mercato. Per far ciò bisogna mettere in campo azioni che favoriscano l’accesso al credito da parte degli agricoltori. Azioni queste ultime che devono favorire anche il ricambio generazionale. Il credito è una vera è propria emergenza ma più credito in agricoltura significa anche consentire al nostro settore di affrontare le sfide della Pac verso il 2020, dell’internazionalizzazione e dell’innovazione. Nei primi 5 mesi di quest’anno il credit crunch, cioè la stretta creditizia selvaggia che stiamo vivendo, ha ridotto di ben 38,7 miliardi alle imprese, cioè ogni giorno 108 milioni in meno. E alle famiglie è stato ridotto il credito di ben 8,2 miliardi. Il crediti crunch e la recessione stanno distruggendo pezzi importanti di strutture produttive. Secondo la Bce in Italia il nostro settore vede ben 60 imprese su 100 a rischio credit crunch e il tasso degli interessi risulta superiore del 30% a quello dell’industria. Però non possiamo limitarci alla denuncia. La Cia Puglia vuol essere parte attiva nelle soluzioni per dare più credito all’agricoltura. La Cia Puglia attraverso AgriConfidi – che è il consorzio fidi della Confederazione italiana agricoltori, un organismo che rilascia garanzie sussidiarie facilitando l’accesso al credito bancario per le piccole e medie imprese agricole socie o consorziate – sta venendo incontro alle esigenze del mondo agricolo – ha spiegato il presidente della Cia Puglia -. AgriConfidi attualmente è convenzionato con una decina di istituti di credito. Nel corso dell’ultimo anno, nonostante il problema legato al “credit crunch” non si sia ancora risolto, il servizio al credito della Cia Puglia, è stato organizzato in maniera più strutturata rispetto al passato, attraverso una migliorata capacità di valutazione della documentazione contabile e amministrativa, l’accompagnamento degli associati durante tutta la fase istruttoria di richiesta di finanziamento, che comporta le seguenti attività: un’attività di supporto e coordinamento per quanto ha riguardato l’attività di anticipi Pac, nello specifico, oltre a diverse altre attività poste al servizio delle aziende agricole. La sfida che ci attende già è davvero grande – conclude Barile -, chiediamo a tutti gli attori, a partire dal sistema bancario, di essere insieme nella stessa trincea per dare un futuro all’agricoltura, all’economia, all’Italia e alle future generazioni”. «L’iniziativa – ha sottolineato Felice Delle Femine, Regional Manager di UniCredit al Sud – si inserisce nell’ambito di un più generale programma di interventi formativi che è rivolto a tipologie diverse di destinatari, dai giovani delle scuole superiori agli studenti universitari, dagli anziani agli immigrati e alle organizzazioni no profit fino alle famiglie e alle imprese. Questi interventi rappresentano di fatto un esempio concreto dell’impegno di UniCredit nella realizzazione di un business sostenibile, in grado di creare valore nel lungo periodo per i clienti, i cittadini e le comunità nelle quali la banca opera». “Il “credit crunch” nel settore primario ha raggiunto ormai livelli insostenibili, con tre imprese su cinque che denunciano difficoltà enormi nell’accesso a finanziamenti e prestiti – ha sottolineato nelle sue conclusioni il vicepresidente vicario nazionale della Cia Dino Scanavino -. Gli ultimi dati segnalano una flessione record di oltre il 22 per cento del credito agrario nel 2012, pari in termini assoluti a 613 milioni in meno assegnati nell’anno alle aziende del comparto. Il valore delle erogazioni all’agricoltura scende in questo modo ai livelli più bassi dal 2008, con conseguenze devastanti per il settore. Le aziende già pagano il conto della crisi, dei maggiori obblighi fiscali, dell’aumento dei costi produttivi e con la stretta creditizia (e i tassi di interesse sui prestiti molto più alti) non solo sono costrette a ridurre di netto gli investimenti e l’innovazione, ma fanno sempre più fatica a pagare salari e fornitori. Le conseguenze dell’assenza di liquidità sono chiare e drammatiche: molte aziende, soprattutto le più piccole, sono costrette a chiudere i battenti: soltanto nel 2012 l’agricoltura ha perso 17 mila imprese, schiacciate dall’impossibilità di far fronte agli oneri tributari e contributivi, ma soprattutto ai rincari di tutte le principali voci di spesa agricole, con l’energia lievitata nel 2012 dell’11,4 per cento, i concimi del 6,2 per cento, le sementi del 6 per cento e i mangimi del 5,5 per cento. Ma il sistema agroalimentare è fondamentale per l’economia, non si può disperdere in questo modo una risorsa vitale per la ripresa del Paese che vale il 15 per cento del Pil – chiarisce Scanavino -. Ecco perché dalle Istituzioni deve arrivare un impegno serio a sostegno del settore che vada nel senso di un miglioramento dell’accesso al credito, di una riduzione dei costi e di una semplificazione amministrativa e fiscale. Tutto ciò viene anche chiesto a più voci dai giovani, dai nostri giovani imprenditori agricoli, che nel loro “memorandum” segnalano la necessità di mettere in campo una “strategia per il settore agroalimentare italiano che consenta di realizzare un modello produttivo evoluto e sostenibile” e chiedono tra le altre cose l’istituzione della Banca della terra, l’assegnazione di risorse adeguate del Psr al ricambio generazionale e l’istituzione di un Tavolo di credito tra Abi e associazioni di giovani imprenditori per lavorare all’istituzione di un Fondo europeo per la garanzia al credito per i giovani. A tal proposito – annuncia il vicepresidente vicario nazionale della Cia – proprio qualche giorno fa è stato siglato un nuovo accordo in favore delle Pmi italiane tra l’Abi e la Cia, nel quale l’Abi e le Associazioni delle imprese hanno aggiornato le misure di sospensione e allungamento dei finanziamenti previste dai precedenti accordi, focalizzando maggiormente il bacino dei potenziali utilizzatori su quelle Pmi che, per quanto economicamente sane, manifestano un’eccessiva incidenza degli oneri finanziari sul fatturato in conseguenza della diminuzione di quest’ultimo per effetto della crisi economica. Gli interventi finanziari previsti per le imprese sono di 3 tipi: operazioni di sospensione dei finanziamenti; operazioni di allungamento dei finanziamenti; operazioni per promuovere la ripresa e lo sviluppo delle attività”.

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