A 30 anni dalla morte la famiglia ha voluto ricordare Pietro Bianco, poeta dialettale che aveva fatto della satira lo strumento di critica del potere a cavallo tra gli anni ’60 e ’70. Per l’occasione la famiglia Bianco ha dato alle stampe un libro che raccoglie una parte della produzione poetica del poeta, arricchita da bozzetti dallo stesso realizzati, con ciascun componimento preceduto da un’introduzione che ne determina il contesto. La serata si è svolta nel suggestivo scenario di palazzo Bianco, in via Forcella, dove ha sede il club “La Stanza di Ulisse”. A condurre l’incontro il nipote, Romano Bianco, giornalista, che ha spiegato come l’iniziativa sia stata voluta non per celebrare, ma per ricordare, il nonno e per prendere spunto per parlare del dialetto e della satira nel nostro tempo. A parlare di dialetto e del poeta Pietro Bianco ci hanno pensato Pino Pantaleo, presidente dell’Associazione Iniziativa Dialetto, e il prof. Claudio De Mola. Per parlare di satira e dell’involuzione nei rapporti col poter ha invece parlato Franco Lisi, presidente del circolo della Stampa “Secondo Adamo Nardelli”. A leggere una serie di componimenti ci ha pensato il prof. Angelo Pinto che ha fatto ascoltare anche la registrazione di un programma radiofonico effettuata nei primi anni delle radio locali. A tutti i presenti è stata consegnata una copia del libro “Na jì chiù cause de poes쓝, titolo tratto proprio da uno di versi di Pietro Bianco, che resta un finissimo conoscitore della lingua fasanese, un eccellente verseggiatore e un arguto personaggio di satira il quale ha lascito alcune poesie, detti e aneddoti che fanno orami parte del patrimonio culturale e popolare cittadino.

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