“Cento (e uno) caffè con Dante” è un libro di Paolo Farina che reinterpreta in chiave contemporanea i cento canti + 1 della Divina Commedia, offrendo per ognuno di essi una riflessione che ha una durata di uno spazio breve di un caffè.
Così, con le tazzine di caffè personalizzate con il profilo di Dante, nella mattinata del 9 maggio, gli alunni dell’IISS “G. Salvemini”, accolgono il prof. Paolo Farina, oggi dirigente scolastico del CPIA BAT “Gino Strada”, ma anche docente, giornalista e appassionato di letteratura, per parlare della Commedìa.
L’incontro è sicuramente coinvolgente. Fin da subito, il prof. Farina interagisce con i ragazzi “costringendoli” alla partecipazione e all’ascolto. Le domande dei ragazzi e le video narrazioni sono lo spunto attraverso il quale l’autore ha toccato temi come la felicità, la speranza, la responsabilità delle scelte, l’avidità, il desiderio di conoscenza, il dolore dell’amore e l’anelito verso il divino.
L’invito iniziale di Paolo Farina è quello di usare il pensiero. “Se qualcuno pensa, dice Farina, ha sempre ragione, se si pensa con la propria testa si è già un passo avanti.” L’interazione dell’autore all’inizio genera panico o diffidenza, poi scatena una gara, una sana competizione tra tutti i ragazzi coinvolti.
“Che cos’è per te la felicità?” è la prima domanda posta dai ragazzi. La sua risposta fa riflettere molto i ragazzi in sala. Pochi si dichiarano felici. Si è davvero felici, dice Farina, quando riusciamo ad esserlo per gli altri”, proprio come San Bernardo che desidera che sia Dante a vedere Dio. La sua risposta è semplice quanto inquietante. Non ha parlato di successo, soldi o realizzazione personale. Ha spiegato che la vera felicità non è legata solo a quello che abbiamo o che riusciamo a ottenere per noi stessi, ma è qualcosa di più grande. È la capacità di essere felici anche, e soprattutto, per il bene degli altri. Amare davvero qualcuno, restituisce una gioia sincera nella realizzazione dei suoi sogni.
Farina mostra un altro modo di vedere la felicità come qualcosa che si moltiplica quando viene condivisa. Invita a vivere con il cuore aperto e ad amare davvero.
Nelle varie domande, Nicole diventa Francesca da Rimini e racconta in una video narrazione il suo dolore in chiave contemporanea. Qui Paolo Farina cavalca il dramma umano di Paolo e Francesca evidenziando che Dante considera il vero peccatore Gianciotto, colpevole di non comprendere il vero amore.
Segue la domanda sul folle volo di Ulisse, con la presentazione di una video narrazione curata da Francesco sul suo folle volo. I limiti non rappresentano un ostacolo, qualcosa che impedisce di vivere pienamente, dice l’ospite, ma qualcosa che delinea i confini della nostra esistenza e indicano ciò che desideriamo diventare. La libertà non è l’assenza di vincoli, la scelta di un confine i rende più umani, più completi e anche più felici. Avere sete di conoscenza significa disobbedire per darsi nuove e diverse regole.
Farina racconta del rifiuto di Dante di tornare a Firenze non solo per scelta, ma come atto di coerenza e di protesta contro un sistema diverso dai suoi ideali. E quindi la scelta dell’esilio.
L’incontro è un’esperienza, un invito a guardare con occhi diversi non solo sé stessi, ma il modo in cui si affrontano le sfide quotidiane.
Il saluto di Paolo Farina a tutti i ragazzi è originale, quanto diverso ed emozionante.
Chiede di spegnere tutte le luci e accende nel buio una fiamma. La piccola fonte di luce permette di vedere realmente. La fiamma non è solo quello che illumina, ma anche ciò che unisce, lo strumento attraverso cui ci si ritrova insieme, in uno spazio condiviso. In quella luce i ragazzi vedono qualcosa che fino a qualche secondo prima era immersa nel buio che diventa un messaggio di speranza per tutti.
La dirigente Marella Convertino, felice per il coinvolgimento e la partecipazione di tutti i ragazzi, ringrazia il prof. Paolo Farina e quanti hanno reso possibile l’incontro.