Dopo sei spettacoli, presentati sul palco del Teatro Sociale ad un pubblico sempre più entusiasta e presente, si è conclusa la XV edizione del Festival Nazionale di Teatro “Di scena a Fasano” promosso con accorata dedizione dal Gruppo di Attività Teatrali “Peppino Mancini” con il patrocinio del Comune di Fasano.

Nella serata di ieri, domenica 1° dicembre, si è svolta la tanto attesa serata di premiazione che ha attribuito i diversi riconoscimenti in palio. A conquistare il titolo di Miglior Spettacolo e il Premio del Pubblico è stata “Regina Madre”, opera classica dello scrittore Manlio Santanelli proposta dalla compagnia “FSSL” di San Marco Evangelista (Caserta), per la regia di Domenico Palmiero. Uno spettacolo in atto unico presentato in tutto il suo dramma anche con punte di ironia, di dialetto campano e incredibile realismo, accentuato da una scenografia perfettamente funzionale alla vicenda narrata.

Prima del momento dedicato ai vincitori delle diverse sezioni, però, gli spettatori hanno potuto divertirsi con una commedia brillante (fuori concorso) presentata dalla compagnia di Lizzana “Paolo Manfrini” di Rovereto (TN) dal titolo “C’eravamo tanto amati”, per la regia di Roberto Marafante. Martino (Aronne Noriller) e Isabella (Ariele Manfrini) sono una coppia come tante, alle prese con la quotidianità coniugale. Quando la noia si insinua nel loro rapporto dopo sei anni di vita matrimoniale, tuttavia, il solo rimedio sembra essere il divorzio. Inizia così un continuo rincorrersi, tra litigi, gelosie, battute divertenti tra i due ex che, arrivano persino a simulare di stare ancora insieme per non dare dispiacere ai suoceri anziani. Un continuo crescendo di momenti ironici e sorprendenti, fino alla condanna di un’eternità l’uno accanto all’altro perché, a seguito di un incidente automobilistico, saranno costretti ad essere sposati anche oltre la morte.

Un degno spettacolo di conclusione di una stagione intensa, che ha visto avvicendarsi diverse compagnie teatrali amatoriali provenienti da diverse regioni d’Italia. Difficile, dunque, il compito di decretarne i vincitori, assegnato alla giuria tecnica (quest’anno composta dal direttore artistico Mimmo Capozzi, David Marzi, Gerry Moio e Vita Rosati), alla giuria giovani, alla stampa e al pubblico. Vediamo dunque ai dettagli della premiazione.

Il Premio Fita (Federazione Italiana Teatro Amatori) è stato assegnato a “Maladie d’Amour” del Teatro Armathan di Verona con la seguente motivazione: Per la delicatezza, la leggerezza, la poesia, che hanno dimostrato nel raccontare una straordinaria storia d’amore. È stata una dolce carezza che ci ha accompagnato per tutto lo spettacolo. A volte le parole non sono necessarie per colpire dritto al cuore.

Il Premio della stampa (assegnato dalla giuria stampa composta dalla scrivente, Madia Lucia Colucci, Monica Ciaccia, Marica Mastrangelo e Cristiano Mancini) è stato attribuito a “Novecento” della Compagnia Piano B Teatro di Como con la seguente motivazione: Per aver riscritto in maniera originale, tecnicamente perfetta ed emotivamente accattivante, uno dei monologhi teatrali più famosi, restituendo le parole di Alessandro Baricco in un racconto corale, esplicitato dalle voci dei musicisti del transatlantico Virginian. Un racconto della fragilità, dell’insicurezza, della paura dell’infinitezza delle possibilità: tra migliaia di strade, come si fa a scegliere un’unica possibilità in un mare di infinità? Così la storia del leggendario pianista Danny Boodman T.D. Lemon e di quel mondo che è riuscito a costruirsi cullato dalle onde dell’Atlantico diventano la Storia di tutti. Uno spettacolo coinvolgente, per l’interpretazione perfettamente bilanciata degli attori sul palco, per la credibilità della scenografia, per la presenza costante della musica integrata senza sbavature nella sceneggiatura e nello sviluppo della trama.

Veniamo ora ai riconoscimenti singoli. La Miglior regia (Premio assegnato dalla giuria tecnica) è stata quella di Domenico Palmiero (Regina madre) poiché Parole, luci, suggestioni sonore, forme, spazi e rapporti prossemici, confezionano amabilmente una pièce armonica ed una tessitura scenica di grande qualità. Tra gli interpreti che si sono avvicendati sul palco fasanese, il Premio Miglior attore (assegnato dalla giuria tecnica) è andato a Marco Cantieri (“Maladie D’Amour”) in quanto Misurato, preciso e mai eccessivo, dà varianza espressiva alla maschera senza esasperare le dinamiche gestuali. Ha saputo, con la sua presenza e la sua emozione, raccontare il trascorrere del tempo in maniera eccellente. Menzione speciale a Lorenzo Bittini perché Con un physique du rôle degno della mente e della fantasia dell’autore John Steinbeck, Lorenzo Bittini dà la sua interpretazione del fido Candy senza mostrare cenni della sindrome del ‘personaggio minore’. Al contrario, sorregge la narrazione dei protagonisti e arricchisce la pièce con la mimica e la tenuta, solida, del suo personaggio.

Tra le interpreti femminili, ad aggiudicarsi il titolo di Miglior attrice (assegnato dalla giuria tecnica) è stata Adriana Giacomino (“Maladie D’Amour”) con la seguente motivazione: Una presenza scenica, bella, che si fa notare. Agisce spesso in secondo piano ma con la sua leggiadria e mimica, credibile, è capace di guadagnarsi le luci dei riflettori e gli applausi. Un’interpretazione forte e che diventa addirittura potente nei panni dell’altro sesso, portando esempio reale di come anche i piccoli ruoli facciano grandi gli attori… e viceversa! Menzioni speciali riconosciute anche a Manuela Clerici per aver regalato un’interpretazione colma di onestà. Si rivolge al pubblico senza fronzoli, portando sulle spalle le parole del celebre finale. Ottime le sue doti canore, ad impreziosire la performance; e a Melissa Franchi Per aver disegnato i tratti brillanti di un personaggio enigmatico e spiritoso, con sicurezza scenica, brio e senza scivolare sulla buccia di banana del farsesco.

Il Premio “Franco Romano” al miglior interprete in assoluto (assegnato dalla giuria tecnica) è andato a Clementina Gesumaria (protagonista di “Regina madre”) con il merito di aver fatto del ritmo del testo uso sapiente. Lo usa a suo piacimento con consapevolezza e gioca con le parole di Manlio Santanelli con il mezzo più potente di tutti: l’autenticità. Riesce a tratteggiare il suo personaggio attraverso elementi tecnici di grande pregio: la sua viscerale voce gracchiante mai artefatta, una corporeità austera, sofferente eppure autorevole, la scoppiettante e cinica ironia tipica della tradizione napoletana, e il sapersi vestire ora da vittima, ora da carnefice, senza alcuna retorica.

 A vincere il Premio “Valerio Gentile” (assegnato dalla giuria giovani composta da studenti degli Istituti “Da Vinci”, sotto la guida della prof.ssa Mariella Muzzupappa,  e “Salvemini”, sotto la guida della prof.ssa Cinzia Cupertino) è stata la pièce Maladie D’amour – Teatro Armathan di Verona, Spettacolo innovativo e originale, privo di parole e ricco di forti emozioni. Racconta una storia delicata e tenera, priva di una identità definita perché appartiene e abbraccia chiunque, e conduce in un viaggio tra le emozioni in cui a parlare è la mimica, l’amplificazione del gesto corporeo e la musica. La maschera, magistralmente costruita, si carica così ancora di più di forte espressività. Lo spettacolo ha emozionato e invitato alla riflessione, ha raccontato e allo stesso tempo lasciato spazio al sogno e alla dimensione creativa ed espressiva che va oltre ogni azione definita dello spazio scenico.

Infine, ha conquistato letteralmente il pubblico lo spettacolo “Regina Madre” che si è aggiudicato anche il Premio del pubblico come pure il titolo di Miglior spettacolo con il seguente motivo: Regina madre coglie il nocciolo di uno dei fondamenti dell’azione scenica, quindi del teatro: il conflitto. Un conflitto che si manifesta nelle scene, imponenti eppure decadenti, che contrastano il microuniverso dei personaggi. Conflitto generazionale, conflitto tra i due protagonisti, dissidio interno nei protagonisti stessi, cinismo e amore, ambizione e fallimento.

 Come ogni chiusura, la serata di conclusione dell’edizione 2024 della rassegna è stata occasione per ringraziare tutte le persone che hanno permesso che la magia del teatro tornasse a esprimere ancora i suoi prodigi: da i medici Erminio e Fabrizio Rotunno che dedicano il fondo cultura del loro studio dentistico proprio al Teatro, René de Picciotto, la famiglia Mancini, tutti i soci del GAT “Peppino Mancini”, l’Amministrazione comunale e il pubblico fedele. Archiviata con successo anche questa annata, si tornerà presto a pensare ancora al Teatro amatoriale con un nuovo affascinante cartellone.

Per RD Notizie: Angelica Sicilia

 

 

 

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