La Compagnia Teatro del Sorriso di Ancona alla sua prima volta al Festival “Di scena a Fasano”

“Un pugno nello stomaco”: è stato il regista Giampiero Piantadosi a definire così lo spettacolo Dritto al cuore, rappresentato ieri sera al Festival Nazionale di Teatro “Di scena a Fasano” dalla Compagnia Teatro del Sorriso di Ancona. L’ultima pièce in concorso alla rassegna organizzata dal Gruppo di Attività Teatrali “Peppino Mancini” con la direzione artistica di Mimmo Capozzi, ha colpito infatti per la durezza e l’intensità del testo di Patrizio Cigliano, ma soprattutto per la tensione tra i due protagonisti, rappresentanti di una difficile e controversa vicenda storica attuale e irrisolta. È così che Israele e Palestina si scontrano sul palco di un teatro: il colonello Yaron dell’esercito israeliano e il combattente palestinese Hikmet si trovano uno di fronte l’altro in una cella claustrofobica, contenitore di tensione e atrocità, mentre in lontananza le urla e gli spari descrivono quello che succede in un Paese in guerra.

L’interrogatorio tra un potere forte e una vittima è sempre più violento e ripetitivo, scandisce due opposte ideologie e appartenenze politiche. Ma il “dossier 3924” (questo il nome del caso su cui l’ufficiale è chiamato a indagare) diventa presto un’occasione per trovare uno spiraglio di dialogo, addirittura di conciliazione. Perché se le ragioni politiche sono opposte, la cultura è la stessa, come uguale è il sogno di pace.

«Le parole possono cambiare chi riesce ad ascoltarle»: sono entrambi concordi nel credere al potere salvifico della scrittura e della letteratura, ma basterà la poesia – che entrambi amano – a placare l’odio? Il finale è tragico e combacia perfettamente con la drammatica realtà che da tempo contrappone due popoli. Al pubblico il compito di riflettere e di portare con sé quel messaggio di dialogo e comunione che lo spettacolo lascia.

La Compagnia, alla sua prima volta a Fasano, ha portato in scena una vera e propria sfida, un testo forte e al tempo stesso chiaro nelle sue intenzioni che ha confermato la valenza sociale del Teatro, come linguaggio e strumento capace di raccontare la Storia, l’umanità degli uomini dietro i personaggi, la realtà quotidiana (spesso molto amara) su cui riflettere. Perfetta la regia e il senso di tragicità creato dagli interpreti.

Il Festival tornerà sabato 22 novembre per la cerimonia di chiusura con la premiazione dei vincitori della sua XI edizione.

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