È stato presentato ieri, sabato 29 dicembre, nella Sala di Rappresentanza del comune di Fasano, nell’ambito del Festival Tempeste: immagini, suoni, racconti del Mediterraneo, il libro Binario Zero in compagnia dell’autore Claudio De Martino e Giuseppe Gagliardi, coordinati dal consigliere comunale Donato Marino.

Un libro che narra le “Povertà di casa nostra”, ovvero tutte quelle fragilità dei territori italiani, in particolar modo quello foggiano, che spesso non vengono viste. Una raccolta di storie che nasce dalla polvere e dalla strada dove gli uomini e le donne sono uguali tra loro, e che cerca di raccontare le storie vissute negli anni dai volontari dell’associazione “Fratelli della Stazione”,che si occupa di aiutare i senza fissa dimora che vivono nei pressi della stazione della città di Foggia. Numerosi i progetti che il sodalizio porta avanti come il centro diurno, il progetto ‘avvocati di strada’ e il dormitorio della parrocchia di S. Alfonso che offre un luogo sicuro dove poter passare le notti ai senzatetto.

Tante le persone incontrate negli anni e tante le storie che si susseguono di gente che purtroppo non ce l’ha fatta e di chi invece è rinato. Marian, ad esempio, è stato un uomo che andava in stazione con i volontari perché li aveva i propri amici; il suo corpo è stato trovato casualmente dalla Polizia sei mesi dopo la propria scomparsa. Giulio, invece, è riuscito a trovare casa, uscendo dalla strada, trovando dapprima un lavoro e poi aprendo una pizzeria a Bologna. Il filo che collega tutte le storie tra loro è la voglia di riscatto e la speranza di poter ricominciare.

Il vero problema in Italia è che per le istituzioni i poveri non esistono perché non possedendo una residenza, perdono gran parte dei diritti tra cui quello di voto. Inoltre, essere poveri è considerato un reato, perché ogni cittadino crede che colui che abita in strada, in fondo, se lo sia cercato; questo è un marchio che chi vive per strada avverte, perdendo il senso di appartenenza ad un gruppo, agli amici e agli stessi familiari. 

Quella della povertà è una guerra, tanto da essere paragonata al Kossovo; quello foggiano, un vero e proprio incubo, è un mulino degli anni 20 collocato in pieno centro dove vivono decine di persone e bambini che muoiono di freddo. Il termine “Kossovo” indica l’aspetto del luogo simile alla Foggia del post secondo conflitto mondiale, quando durante la ricostruzione i cittadini vivevano nelle macerie. 

L’idea dell’associazione “Fratelli della Stazione” nasce come l’infinito Michelangiolesco dove in realtà i volontari costruiscono quello già c’è, dandogli solo la forma così come Michelangelo plasmava quello che era già il blocco di marmo. Tutto è spinto dal dovere di fare per coloro che non ce l’hanno fatta; un modo per ringraziare tutti e per continuare ad amare.

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