Sabato 7 gennaio nel Laboratorio urbano, Antonio Calò, docente trevigiano, spiegherà in un incontro pubblico come si convive con sei immigrati ospitati in casa sua. 

“Migranti: storie d’accoglienza; nuovi modelli d’integrazione” è il tema dell’incontro pubblico che si terrà sabato 7 gennaio alle ore 18 nel Laboratorio urbano (in corso Vittorio Emanuele) a Fasano (Br).

Organizzato dal Comune di Fasano (assessorato alla Cultura) all’incontro relazionerà Antonio Silvio Calò, Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica, il docente di storia e filosofia del liceo classico “Canova” di Treviso che ha introdotto un modello d’accoglienza degli immigrati tutto suo, ossia ospitarne alcuni a casa propria col supporto economico del Governo centrale “girato” alla famiglia Calò e non già a quelle cooperative che gestiscono i centri d’accoglienza in tutta Italia (a Fasano ce n’è uno nella frazione collinare di Laureto ospitato nella “Casa del sole”).

L’incontro vedrà i saluti istituzionali del sindaco Francesco Zaccaria e dell’assessora comunale alla Cultura Annarita Angelini, mentre lo scrittore ed archeologo Vito Bianchi coordinerà i lavori.

Calò, a seguito di sua richiesta alla Prefettura veneta di ospitare a casa propria alcuni immigrati con un personale progetto di supporto, adesso vive in una famiglia “allargata”, nel senso che ospita (d’accordo con la moglie ed i figli) in casa propria sei immigrati africani che, altrimenti, sarebbero stati destinati ai tradizionali centri d’accoglienza. Secondo quello che è stato definito il “modello Calò”, il progetto d’accoglienza familiare degli immigrati trova il proprio supporto nell’obbligo (per ciascun nucleo familiare che dovesse accogliere immigrati nelle proprie abitazioni) di assumere uno psicologo, un educatore e un’insegnante d’italiano ed eventualmente un avvocato qualora occorra un intervento legale per il ricongiungimento familiare di questi immigrati. In questo modo il governo elargirebbe la somma necessaria alla realizzazione del progetto direttamente alla famiglia (come nel caso dei Calò) con la certezza di concretizzare un progetto d’accoglienza e d’integrazione nel tessuto sociale degli immigrati, senza quella concentrazione numerica di persone (negli attuali centri) che, come sostiene Calò, non può essere controllata né formata. Secondo il docente trevigiano occorrerebbe un decreto governativo che approvi un modello organizzativo unico di accoglienza per tutto il territorio nazionale.

Il “modello Calò” ha ricevuto l’elogio ufficiale dal presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker.

Lascia un commento

Utilizziamo i cookie per assicurarti la migliore esperienza sul nostro sito web. Clicca su Accetto per non visualizzare più questo avviso.