Si faceva chiamare Francesco ma soprattutto si fingeva suo coetaneo, un adolescente, l’aveva contattata sulle chat di Messanger e Facebook, Poi l’incontro, il raggiro, infine i ripetuti abusi, le foto e anche, come ha sostenuto nel processo il legale di parte civile Monica Nassisi, la gravidanza. Dietro al nickname inventato c’era l’orco. E a cadere nella trappola tesa dal pedofilo 50enne una bambina di 11 anni. Obren Mededovic, bosniaco, è stato condannato con rito abbreviato a nove anni e quattro mesi di reclusione e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per violenza sessuale su minore e pornografia minorile. Una pena più severa perfino di quanto aveva chiesto la stessa accusa, il sostituto procuratore Roberto Staffa, di otto anni e mezzo di reclusione. Questa vicenda, ha spiegato Roberto Mirabile presidente della Onlus contro la pedofilia “La Caramella buona”, parte civile nel processo “dimostra quanto il pedofilo è subdolo. Inganna la vittima e la plagia. La bimba pensava di essere innamorata, lo vedeva come un suo coetaneo. E addirittura la gravidanza”. Un anno di abusi dall’ottobre del 2010 a quello del 2011. Un uomo senza scrupoli che riprendeva con il cellulare gli incontri con la minorenne. Il 50enne ha ammesso tutto ad eccezione di essere stato lui il responsabile della gravidanza: “È stata un’altra persona”, aveva sostenuto Mededovic di fronte al giudice delle indagini preliminari. Un trauma nel trauma per la bambina che al terzo mese abortì. I genitori che l’avevano accompagnata in ospedale capirono tutto, scoprendo poi che il responsabile di tutto era un adulto quindi decisero di rivolgersi a “La Caramella Buona Onlus” che, anche in questo caso, oltre a difendere la bambina, viene riconosciuta parte civile nel processo. “Il pedofilo – ha spiegato al termine del processo il legale della famiglia e della Onlus, Monica Nassisi – “si nasconde e si insinua nella vita delle persone. Carpisce la fiducia dei bambini. Per questo non è affatto semplice per i genitori rendersi conto della tragedia che si realizza nella vita dei loro figli”.